domenica 25 marzo 2007

omosessualità/3 - Riparazioni discutibili.

"Flyd Godfrey, lui stesso ex omosessale, opera come terapeuta "riparatore" in Arizona da sei anni. Nel suo studio lavorano cinque medici, che vedono 30 - 40 pazienti alla settimana, molti dei quali sono uomini che lottano per superare le proprie tendenze omosessuali. Godfrey dice che si rivolgono a lui perchè sono depressi, ansiosi e infelici. "Non si sentono come tutti gli altri. Vivere con questo senso di inadeguatezza può condurre alla depressione".
Alcuni, dice, sono giovani i cui padri sonol stati oppressivi oppure assenti. "Con il loro papà non avevano un gran rapporto, oppure la mamma era troppo autoritaria o iperprotettiva. IL fattore decisivo - sostiene Godfrey - è che durante l'infanzia è avvenuta una distruzione del legame che si sviluppa normalmente tra padre e figlio". Un'educazione carente, sostiene Godfrey, può a volte portare a sentirsi attratti da persone dello stesso sesso."

"Mettiamo da parte per un'istante la domanda ovvia - se la terapia funziona - e consideriamo una questione più basilare. Perchè si chiama "riparatrice"? Il termine sembra presupporre che l'omosessualità sia in qualche modo sbagliata, e quindi i gay siano un po' come elettrodomestici rotti che hanno bisogno di una riparazione. In altre parole, questa terapia è una riedizione del vecchio modello dell'omosessualità come malattia che Splitzer e i suoi colleghi seppellirono più di 30 anni fa?
Pare di si. Certe idee sono radicate così profondamente da influenzare addirittura il modo in cui parlamo di omosessualità. Persino il termine culturale "preferenza sessuale" implica un pregiudizio, perchè suggerisce che l'orientamento sia interamente una questione di scelta. E per quanto riguarda ciò che sostengono Godfrey e altri, e cioè che l'omosessualità sia il risultato di un deficit educativo, basti dire che non c'è alcuna prova scientifica che legittima a suo fondamento. Se è vero che alcuni omosessuali hanno avuto pessimi rapporti con il proprio padre, è impossibile dire se quei padri hanno prodotto tendenze omosessuali nei propri figli respingendoli o se invece alcuni poadri semplicemente tendono a mantenere le distanze da figli maschi effemminati.
Quanto all'efficacia della terapia riparatrice, detta anche di "riorientamento", alcuni studi, come quello pubblicato nel 2002 dagli psicologi Ariel Shidlo e Micheal Schroeder, suggeriscono che dia scarsi risultati o funzioni solo occasionalmente.
Tuttavia, in uno studio di rilievo storico pubblicato in "Archives of Sexual Behavior" nell'ottobre 2003, Spitzer ha intervistato 200 uomini e donne che si erano considerati omosessuali per un certo tempo ma che vivevano da etero da almeno cinque anni.La maggior parte di loro si era sottoposta a qualche terapia di riorientamento. Oltre a capire se la terapia funzionasse davvero, Spitzer voleva sapere fino a che punto i soggetti potessero modificare il proprio orientamento. Con sua sorpresa, la maggior parte degli intervistati non solo ha riferito di aver vissuto lunghi periodi (più di dieci anni) da eterosessuali, ma ha anche dichiarato di aver sperimentato "cambiamenti nell'attrazzione sessuale", nelle fantasie e nel desiderio" tipici dell'eterosessualità. I cambiamenti erano chiari per entrambi i sessi.
Rimane però il fatto che non tutti quelli che si prefiggono di modificare il proprio orientamento essuale ci riescono. Come possiamo capire queste dinamiche? Perchè molte persone vogliono cambiare orientamento sessuale? Perchè alcune ci riescono e altre sembrano non esserene capaci?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

azz, han già citato elio, emmòche faccio??

joke a part avevo sentito dei vari camp in america per persone "confuse" (ogni tanto si trovano tracce di questi nelle pagine di cronaca), le varie "terapie" basate sulla cristianità (come exodus e la Living Waters di Nicolosi), la Binetti che a occhio non è stata avvertita neppure del DSM III dato che continua a ritenere l'omosessualità una devianza nonostante si presenti come specialista in psicologia clinica... ma questo tizio devo dire che mi mancava...

la roba più curiosa è la coincidenza che più si va a scuriosare in giro su associazioni simili più si trova l'appellativo "ex gay" di fronte ai nomi....

Alex ha detto...

Ah Nicolosi! Che buffo ometto!
Parlerò anche di lui! Si si!

Anonimo ha detto...

Come dicevo da un'altra parte, sono convinta del fatto che la genetica gioco un ruolo fondamentale nel condizionare l'orientamento sessuale di una persona (il 50% di gemelli identici di omosessuali, è omosessuale).
Sicuramente questo è conseguenza anche di altro.
Una ricerca di cui leggevo (Ellis?), provava che lo stress e l'assunzione di farmaci in età prenatale diminuivano la quantità di ormoni androgeni che vanno al cervello durante lo sviluppo del feto, causando l'attrazione degli uomini verso altri uomini anzichè verso donne.
Un'altra ricerca di LeVay prova invece che gli omosessuali, come le donne, hanno un particolare nucleo ipotalamico ridotto. Vero che questa particolare struttura celebrale possa essersi formata nel tempo, come conseguenza e non come causa dell'orientamento sessuale (sezionava cervelli di morti quest'uomo...).
Sta di fatto che di vero qualcosa c'è. Com'è vero che siamo geni e adattamento, e in una società così piena di pregiudizi nei confronti degli omosessuali com'è quella occidentale, non mi stupisce che qualcuno lavori per eliminare una parte di sè che crea più ansia che altro. Molto spesso siamo attori più che individui...
Un dubbio più grande per me -come dicevo ad Ale- sono i bisessuali...nel senso: anche per quanto riguarda la motivazione sessuale, non siamo bianchi o neri (e questo è vero per la specie umana sopra tutte le altre), però faccio fatica a credere anche per molte esperienze non dirette (amico di papà: NON dirette) che qui non ci sia -per lo meno nella maggior parte dei casi- qualcosa di sintomatico. Spero un giorno mi illuminerete.

PS: Il ladro di orchidee è davvero un inutile e noiosissimo film. Non vi fate ingannare da Nicolas Cage in copertina.