sabato 3 marzo 2007

Mente e aldilà.


"Perchè gli essere umani sono affscinati dall'idea di un'aldilà e tendono a credere nell'esistenza di una vita dopo la morte?

La tesi di Jesse M. Bering, studioso specializzato in psicologia dello sviluppo alla Florida Atlantic University, spingono effettivamente a riflettere su un nostro comportamento di base, situandolo nell'ambito rigoroso della psicologia cognitiva: come mai la nostra specie ha elaborato concezioni religiose e idee sulla vita post mortem in un vasto arco di millenni prima della nascita di Cristo? Bering ragiona nei seguenti termini. Se il comportamento umano è in ampia parte poggiato su una radice evolutiva, allora questa radice deve spiegare anche "la predisposizione psicologica" ad avere credenze religiose: ma ciò avrebbe senso solo se tale predisposizione fosse associata a un potenziamento del nostro patrimonio genetico. Potrebbe invece trattarsi di una faccenda del tutto diversa: la predisposizione religiosa potrebbe essere un tratto evolutivo sorto per rispondere ad altri bisogni ( o a nessun bisogno), rivelandosi in seguito così utile da essere selezionata dalla pressione evolutiva.
In altre parole: non è accettabile l'idea che la credenza religiosa nell'aldilà sia semplicemente il prodotto di qualche "indottrinamento culturale", ma è plausibile ritenere che essa dipenda da "un nostro stato cognitivo di base", visto come risultato di una specifica evoluzione dei nostri cervelli.
Così accade che ancora oggi molti di noi si comportino come se la divinità intervenisse sugli esseri umani punendoli con eventi demolitori. Bering ricorda che quando New Orleans fu sconvolta dall'uragano Katrina, il sindaco della città ritenne che il disastro avesse origine nell'ira divina, e sostenne che "sicuramente Dio è infuriato con l'America". Con buona pace del sindaco, questa non è una spiegazione.
Dal punto di vista della psicologia cognitiva, invece, l'analisi scientifica delle nostre credenze nel soprannaturale può aiutarci a capire sempre meglio chi siamo, come mai facciamo certe scelte e per quali motivi ci è così difficile accettare la possibilità che nulla permanga di noi dopo la morte."

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