domenica 17 giugno 2007

Una storia vera

Era la metà del 1300 in Cracovia, Polonia. Un giovane uomo ( il cui nome è troppo difficile da pronunciare) scalava l'alta torre di una chiesa, dai gelidi gradini di pietra dovuti alla fredda mattina. Teneva al petto la sua tromba, mantenedola calda. Era presto ma lui era sveglio ed eccitato. Quella mattina avrebbe suonato "L'inno alla Vergine" dalla cima dell'alta torre della chiesa. Era l'unica canzone che conosceva bene, si era allenato per mesi.

Appena oltre le colline a est l'orda dei Mongoli cavalcava verso Cracovia, assetata di saccheggio e devastazione. Il trombettista fece le scale, fischiettando il motivo che avrebbe da lì a poco suonato.

Arrivato in cima alla torre, si avvicina al piccolo balcone di pietra. Aspetta alcuni istanti, quindi porta il corno alle sue labbra nel momento in cui il sole inizia a scintillare all'orizzonte. L'inno alla Vergine si irradia sgargiante e potente. La canzone è suonata quattro volte, una per ogni direzione. Ha appena finito, soddisfatto di sè stesso per non aver commesso errori. Quando fa per tornare indietro giù per la nera scalinata, un luccichio all'orizzonte occidentale cattura i suoi occhi.

Si gira verso est e come scruta in direzione dell'alba ombreggia i suoi occhi con la mano. Sono predoni? Così tanti? Per un secondo, non crede a quello che sta vedendo. Ha sentito parlare di qualche problema a sud est del suo villaggio, molto lontano. Possono essere gli stessi predoni? Qui, e così presto? Il sangue gli si gela nelle vene, il suo corno pende dalla sua mano inerme. Si scrolla un attimo. Non può essere vero. Guarda un'altra volta ancora alla polvere all'orizzonte e porta il corno alle labbra.

Non ha ancora imparato le canzoni per l'allarme, il fuoco, la guerra. L'inno alla Vergine è l'unica freccia del suo arco. Punta la campana del suo corno verso il centro di Cracovia e tuona più forte che può. Suona la canzone per la quinta volta, la più veloce, la più forte, la più disperata. Non alla settima, non all'ottava ripetizione la gente comincia a sospettire qualcosa. Alla quattordicesima ripetizione improvvisamente la chiamata si ferma a metà della nota.

Sulla torre le labbra del giovane uomo avevano iniziato a infiammarsi dopo la settima ripetizione, e ora, dopo la tredicesima ripetizione, le sue labbra assomigliano alla carne di montone: rosa, soffice e dolorosa. Ma il 13 è un numero sfortunato, pensa. Forse è meglio eseguire un'ultima ripetizione prima che vada a nascondermi, pensa, soffiando un'ultima volta.

Sotto di lui sulla terra un piccolo uomo su un grande cavallo incocca una freccia sul suo arco, tira indietro la freccia piumata al suo orecchio e la lascia volare. Bruscamente la tromba sospende il suono e il giovane uomo cade nell'oscuro giroscala. Ma l'arciere è in ritardo.

La coraggiosa chiamata del trombettista salvò molte vite e la maggior parte della città. In questo giorno lo stesso "Inno alla Vergine" è suonato dalla stessa torre della chiesa ed è interrotto a metà nota, esattamente dove si interruppe quel giorno di 700 anni fa. ( è una storia vera)