lunedì 21 maggio 2007

Il mio primo rito sciamanico

Io mi reputo uno scienziato o vorrei esserlo. Certo è il caso di dire cosa intendo io per scienziato. Uno scienziato è colui che è pronto a mettersi in discussione. Che è pronto a lasciare tutto ciò che è per qualcos'altro e qualcos'altro ancora. In una catena infinita di "stati" in cui il fine ultimo è la conoscenza. Ecco perchè ho scelto di partecipare ad un rito sciamanico. Al chè un mio amico, dando per scontato che non volessi, mi ha risposto con un goffo "Ma tu non sei quello..." intendendo dire "Ma tu non sei quello razionale, analista e disincantato, che non crede in nulla?". Questo mi lascia ogni volta perplesso perchè sono tanti che hanno questa immagine di me. Io credo in quello che voglio. Per dirla in modo molto costruttivistico, io credo nella realtà che voglio credere. Per quella sera avevo deciso di credere nello sciamanesimo. Cercavo di crederci in più forte possibile, autoingannandomi di fatto ( come fa chiunque "crede" anche se ha sua insaputa), perchè volevo assaporare, o tentare di assaporare per lo meno, quello scorcio di realtà. Avrei potuto dire "Ma che cazzate" e non partecipare e stare a bere vino ascoltando i doors ( cosa che mi allettava alquanto) con altri ma non volevo perdere quella occasione per mettere alla prova le mie conoscenze.

Tutto e avvenuto abbastanza inaspettatamente. Io e un mio gruppo di amici ci siamo trovati a festeggiare in una baita che si trovava praticamente immersa in un bosco. Serata come tante: una chitarra, uno spinello, vino, musica, balli, tante cazzate e più di ora passata a contemplare il meravigioso paesaggio che si mirava dal terrazzo seduto su una sedia a dondolo con un bicchiere di vino tra le mani e Vinicio, Doors e Diana Krall che si scambiavano di turno per allietarmi la serata. Con alcuni si decide di gironzolare per il bosco. Tra un rotolarsi nell'erba, un correre a piedi nudi saltando "alla cieca" in mezzo all'erba, un arrampicarsi sull'albero, uno dei miei amici, quasi segretamente, ci dice se vogliamo partecipare a un rito sciamanico. Ci avverte però che è un'esperienza molto forte e che, se vogliamo parteciparvi, vi dobbiamo "credere" e che se "sentiamo" di non potere allora era meglio astenersi. E' qui che un altro mio amico ha dato per scontato che io non volessi partecipare. Indispettito ( perchè ormai è così : sono il freddo psicologo) dissi che invece volevo parteciparvi. Su eravamo in tredici circa. 7 erano lì ad ascoltare questa proposta mentre il resto del gruppo era a casa ignaro di tutto. Di quei 7, due si tirano indietro dopo gli avvertimenti del nostro amico sciamano. Quest'ultimo ad un tratto ci dice, non solennamente, cautemente ma colloquiale: "Ragazzi, io sento che non tutti voi potete avere questa esperienza. Sento che qualcuno non è pronto. Secondo me sono pronti X,Y,Z,U e Alessandro. C e B non credo". Sono contento che lo sciamano abbia "sentito" che ero pronto. Decidiamo di rimandare il tutto dopo cena a notte inoltrata.

Dopo una cena allegra e spensierata, mentre ero in terrazzo a godermi "the end" sotto gli effluvi del Nero d'Avola, un mio amico, molto ermeticamente, si limita a dirmi che "è ora" e che dobbiamo andare. Non ci faccio caso agli altri rimasti lì. Nessuno chiedeva niente perchè di fatto non se ne stavano accorgendo che stavamo uscendo, ma dentro di me avevo già la risposta nel caso qualcuno mi avesse fatto qualche domanda "Andiamo a fare una cosa, niente di che, torniamo subito". In un qualche modo mi sentivo "speciale" per essere stato scelto per questo "rito". E in un qualche modo mi faceva sentire ancor più speciale il sapere che qualcuno ne era rimasto escluso.

Fuori è buio pesto, non si vede assolutamente nulla. Il nostro amico ci dice di "sentire il bosco", che avremmo "sentito" dove andare perchè il bosco ci avrebbe indicato dove muoverci. Lo psicologo che è in me cerca di ammonirmi ricordandomi caviglie slogate e improvvise scarpate, ma lo faccio tacere e assecondo il mio amico. Cerco di acutizzare la mia attenzione. Sento il rumore di rami spezzati, l'odore di foglie morte, una mia amica mi prende per mano in modo da non perderci. Camminiamo per poco, qualche minuto, e arriviamo in una radura aperta al cielo stellato che, niente da dire, quella sera era splendido.

Inizia quindi il rito. Ci dice di metterci un po' isolati e di raccogliere tutta l'energia che eravamo in grado di assorbire dal bosco. Nel momento in cui ci saremmo sentiti pronti avremmo dovuto dire "ci sono" e in seguito avremmo dovuto raccoglierci in cerchio mano nella mano.
Raccolgo l'energia, o almeno faccio qualcosa che per me ha questo significato e ad un tratto "santo" di essere pronto. Dico quindi "ci sono". Tutti pian piano lo dicono e ci troviamo in cerchio. La nostra guida allora comincia a parlarci di focalizzare l'attenzione là, di concentrarci giù, di passarci l'energia, di creare un cono di energia e farlo ruorate vorticosamente. Evoca quindi degli spiriti e gli chiede il permesso di entrare in contatto con loro. Con una mano tengo lui e con l'altra la mia amica. Li sento tremare entrambi, lui molto più forte. Ci dice quindi di fare entrare al centro del cerchio uno di noi. Entra X perchè dice di sentirsi pronta. Lui dice "che c'è qualcosa che NON ci vuole qui" una mia amica gli fa l'eco dicendo "Anche secondo me". Entra quindi nel centro del cerchio. Tutti respirano molto affanosamente. Ci "ordina" quindi di stringerci attorno a lei e di toccarla in modo da passargli energie, ora non ricordo bene. Nulla di pornografico comunque. Si accarezzano i fianchi, le braccia, il capo, la schiena. Poi ci dice di carica l'energia al massimo e di aprire il cerchio in modo la liberare la nostra amica e lasciarla correre per la radura o fare quello che "l'energia degli spiriti" l'avessero spinta a fare. Ci esorta molto affanosamente di caricare l'energia, di passarcela, di farla esplodere nel momento adatto. E' un escalation, Sento i miei compagni respirare sempre più forte e tremare sempre di più. Ad un tratto ci ordina di separarci. Il mio amico sciamano cade al suolo come spompato di qualsiasi energia mentre la mia amica al centro corre ridendo per la radura fino a buttarsi tra l'erba. Dopo un po' ci raccogliamo e chiediamo agli spiriti di poter rompere il cerchio. E finisce.

Ora vi chiderete: e tu cosa hai provato?
Rabbia. Odio. Se mai ho incanalato energia non poteva che essere negativa. Mi sentivo permeato di pura malvagità. E provavo una sorta di intolleranza in quel momento verso i miei compagni che fino a un'ora prima amavo con tutto il cuore. Finito il tutto cercavo di sfogare quel maledetto peso allo stomaco. Letteralmente ringhiavo e storcevo il volto. Complice il vino, vomitai intenzionalmente per esperre l'alcol di troppo e per cercare di togliere quella rabbia. Urlai e presi a calci qualche albero. Un mio amico mi raggiunge e mi dice che BISOGNAVA andare, che non si poteva stare più lì. Mi faccio trascinare contro voglia verso il margine della radura. Ora non ricordo se presi a calci un albero o ringhiai particolarmente forte. Fatto sta che un mio amico mi abbraccia. E allora mi spengo. La rabbia cessa all'improvviso. Ma non era l'abbraccio in sè quanto il cuore del mio amico. Batteva all'impazzata e lo sentivo chiaramente. Tu tum tu tum tu tum. Come un innamorato o una persona davanti all'esame della sua vita. Lo abbraccio a mia volta e mi lascio cullare da quel tu-tum che sento tanto chiaramente. Ci lasciamo. Sono calmo ora. Vedo un amia amica che con sguardo assente sembra tremare. L'abbraccio ma non è lo stesso. Non sento nessun cuore pulsare. Io faccio ritorno a casa come imbambolato pensando a ciò che avevo appena visto e provato.

Quando entro vedo le persone che erano rimanste a casa che mi guardano perplesse. Uno abbozza: "Dove siete stati?" Alche altri mi attaccano dicendomi che non è giusto averli lasciati lì senza dire nulla. Allora si rompe l'incanto e capisco tutto. Ecco da dove veniva la rabbia, l'odio, e la collera che avevo provato nei miei confronti e nei confronti dei mie compagni di rito. L'ho letto negli occhi di chi non aveva partecipato. L' ho letto nel rancore e nel disappunto che provavano. Mi chiedono spiegazioni. Io non me la sento di parlare di sta cosa senza prima aver chieso il permesso allo sciamano. Non volevo fargli un torto. Ma mi dispiaceva fare un torto a loro e, insomma, mi trovavo in una scomoda situazione. Mi dicono di stare tranquillo che "capiscono". Decido quindi di cercare lo sciamano, rimasto nel bosco e di chiedergli se potevo parlarne. Quando rientro nel bosco, che mi sembrava più buio di prima, capisco il mio errore.

E' difficile da spiegare.
Io detesto ogni religione, filosofia, credenza che in un qualche modo crea un gruppo per il quale non tutti sono portati... Crea il "tu sei diverso, non puoi fare parte del mio gruppo". E questo genera odio e rancore. Lo stesso che ho letto negli occhi dei miei amici che non hanno partecipato al rito. CHI ha deciso che non potevano partecipare? Il mio amico sciamano aveva deciso di rivelare quella "verità" solo ad alcuni di noi e ai fortunati aveva detto chi poteva e chi no. Ecco cosa mi rimproveravo senza saperlo.
Ecco cosa succede quando si tira in ballo la metafisica!
E poi che ipocrisia!
Cosa mi rendeva diverso da tutti coloro che cadono in estasi di fronte ad una croce? Cosa rende diverso lo sciamanesimo dalla religione cattolica, dall'islamismo, scientologismo, ecc. ecc.? Nulla!!! Cambia la carta stagnola ma il cioccolato rimane lo stesso!!! Una mia amica mi diceva che ero solamente corroso dai sensi di colpa e che ero "troppo razionale". Cosa vuol dire "troppo razionale". Ho ferito delle persone quella sera con il mio comportamento, persone a cui voglio un bene dell'anima. E questo vale più di qualsiasi esperienza metafisica! E fanculo spiriti, alberi e dio merda vari.

L'unica cosa che mi ha fatto davvero bene in quele marasma di eosterismi, credi e intuizioni è stata la cosa più banale del mondo:
un abbraccio.

un umano, troppo umano, abbraccio.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao poeta!
credo comunque che la grande differenza tra lo sciamanesimo e la religione cristiana sia che la seconda ti riempie di energia positiva, zero odio, zero rancore ed il gruppo è aperto a tutti, nessuno escluso. Anzi, non è cercare la cerchia di eletti ma proprio il contrario, ossia di far partecipare tutti a questo amore, pace, benessere, fiducia, amicizia vera.

Io credo invece, razionalmente, che bene o male l'ignoto spaventi e che può essere che la scarica di adrenalina che hai provato non ti è piaciuta e l'hai rifiutata. Probabilmente l'altra differenza tra i riti sciamanici e la religione è proprio questa: la seconda non la pratichi per avvicinarti all'ignoto e provare la botta di adrenalina, ma la pratichi per avvicinarti alla realtà e provare la botta di emozioni forti della convivenza, dell'amore.


potrebbe essere anche così, no?

ps: ciò non toglie che sei un poeta.

Yarla84 ha detto...

E sì sciamanesimo, sette, religioni, gioco della bottiglia è sempre la stessa cosa lo so bene!
Alle medie non mi facevano mai giocare perchè dicevano che non ero pronto, che avevano già fatto le squadre prima e mi ritrovavo solo con la mia fedele amarissima aranciata...

(sto citando un po' troppo gli Elio)

Quello che tu vedi nelle religioni comunque non è una cosa che mi stupisce e se cerchi un po' nella realtà la trovi ovunque. Non so, è triste, ma comunque non ci trovo niente di strano. Il fatto di fare gruppi e escludere altri in base al merito o semplicemente perchè io in quel momento ho il potere di dettare le regole se non una cosa giusta (in fondo cos'è giusto?)sicuramente è una cosa naturale e connaturata nel nostro animo fondamentalmente malvagio.

Spesso ci si dimentica che siamo animali e, non sarò uno psicologo, ma penso che il fatto di mangiare esseri viventi (animali o vegetali checchè ne dicano i vegetariani) per la propria sopravvivenza abbia avuto un benchè minimo effetto sul nostro modo di vivere. Quindi questa cosa che tanto ti fa arrabbiare non mi sembra nè giusta nè sbagliata semplicemente è così e bisogna farci i conti.

Il mio discorso è molto pratico e si rivolge soprattutto alla qustione del merito, non voglio passare per dittatoriale ma mi sembra evidente che un grave effetto collaterale della democrazia mediatica, del tutti possono dire la loro, tutti possono fare qualsiasi cosa basta volerlo, è un abbassamento banalizzante di tutte le attività umane senza contare che crea futili illusioni nella gente.
E in fondo anche accettare chiunque in una fantomatica attività umana non è giusto nei confronti di coloro che realmente se lo meritano e sono capaci. Poi a priori ci devono essere pari opportunità per tutti.

Si alla fine questo inutile discorso non centra niente con le religioni infatti non riesco a capire come uno possa realmente "meritarsi" una religione o un credo. Basterebbe all'affermazione "tu non sei pronto" controbattere un "e perchè?" per sentire delle diverteni scuse senza fondamento. (il tuo fluido non è alla temperatura giusta, il limite dell'anima tendente all'infinito dà errore)

Per concludere questo è un comportamento naturale dell'Uomo-animale che si vede sia nelle religione, come negli inviti a una festa, nelle raccomandazioni ecc.
E triste ma è così.
Non so se mi sono spiegato.
sono ancora stanco...

Anonimo ha detto...

Non penso si tratti di malvagità...il bene e il male esistono nell'uomo entrambi.
Credo si tratti più che altro di narcisismo...o egocentrismo, quello che porta la gente a cercare di essere riconosciuta "speciale". Come dicevo altrove, creare dei paletti, svalutando gli altri ed elevando noi e la nostra cultura (qualunque si voglia intendere, anche religiosamente parlando)ci serve per risaltare la nostra identità, che percepiamo minacciata dalla presenza degli altri...E la finalità del gruppo "speciale" è la stessa. Dobbiamo sentirci speciali per qualcuno e verso il mondo...
Se si capisse che gli altri, nella maggior parte dei casi, possono solo arricchirci, sarebbe un mondo migliore...siamo animali sì, ma animali sociali, che vivono ed esistono anche e soprattutto nel contatto con l'altro.
Beh, sono discorsi un po' da antropologi e io non lo sono, però ci credo molto e in queste cose ci sono immersa ogni giorno anche al lavoro.
E per quanto riguarda la democrazia, io ci credo che ogniuno possa dire la sua, rispetto ai suoi bisogni e il resto.
E riguardo le illusioni...come dice il buon curcu, abbiamo bisogno anche di quelle (soprattutto con la realtà che viviamo ogni giorno).
Poi che la politica si affare di chi ha le capacità ben venga...ma se poi guardiamo i fatti, difficilmente anche questa cosa non è così automatica.
La cosa davvero grave è che ieri sera ti sei perso super nachos.

Alex ha detto...

Quello che dici tu Gabrio circa la "meritocrazia" è vero. Ma più che della democrazia penso sia propria del comunismo la mancanza della "meritocrazia".
In realtà TUTTI possono fare TUTTO. Certo un monco non sarà mai capace di giocare alla mora cinese ma togliendo gravi menomazioni fisiche e mentali ( peraltro circumnavigabili grazie alle tecnologie che ci sono al giorno d'oggi) potenzialmente siamo tutti in grado di fare un po' tutto. La differenza sta nell'IMPEGNO. Ed è qua che entra in gioco la meritocrazia. Il comunismo non premia chi è più bravo. Non c'è merito. Siamo tutti uguali. Questo causa un abbassamento però del livello di qualità di quella determinata attività. Che senso ha sbattermi 12 ore giorno se il mio lavoro viene riconosciuto, e retribuito, quanto quello che se ne sbatte 4?

Chi resta fuori dal gruppo sa che è solo perchè NON si è impegnato. Questo è di sprono ad un migliorarsi ( certo, se lo si vuole). Non esistono persone che sono nate Nobel, grandi musicisti o grandi scrittori. Anzi molti sono diventati così grandi proprio perchè si sbattevano in modo quasi "patologico" a scapito della loro stessa salute, sia fisica che mentale ( vedi un Leopardi o un Proust).

Ma tutti, potenzialmente, possiamo essere un Leopardi o un Prost.
Ed è SACROSANTO che tutti possano dire la loro.
A livello politico, sociale, anche l'ultimo dei bifolchi ha diritto a dire la sua. Libertà di parola e di stampa sempre e comuque. La censura è ANZIEVOLUZIONISTA.

Per dirla alla Voltaire:
"Non condivido la tua opinione, ma darei la vita affinchè tu possa esprimerla."

E per quanto riguarda le illusioni:
"Togli all'uomo le sue illusioni e gli toglierai la voglia di vivere".

Ah gli aforismi quanto mi piacciono!

Yarla84 ha detto...

X Mazza, ma quello che volevo dire è che bene e male sono etichette che ci siamo creati noi per dare senso a comportamenti che sono assolutamente naturali. Cioè anch'io sono portato a interpretare come buone o cattive cose che mi capitano o che faccio ma questo dipende solo dalla mia cultura che è molto parziale e relativa.

X Ale, ma non metto in dubbio i diritti dell'uomo a esprimersi nè la democrazia come sistema politico che con tutti i suoi limiti penso sia ancora il miglior modo di governo. Ma basta vedere TV e internet mezzi di democrazia culturale per eccellenza per capire che troppo spesso si da parola a chi non se lo merità e troppo spazio a chi non ha la preparazione per parlare.
Questo crea un complesso di superiorità in ciascuno di noi e siamo portati a pensare he siamo speciali (il che in un certo senso è vero) e che se lo vogliamo possiamo fare qualsiasi cosa, MA NON è VERO. Pochissimi hanno le possibilità di diventare Proust, Alain Prost, Leopardi, Jimi Hendrix ecc.
Va bene l'ottimismo ma al giorno d'oggi ci vorrebbe anche un po' di consapevolezza di sè, ognuno dovrebbe partire dai propri limiti e da lì MA SOLO DA Lì affrontare in modo costruttivo la propria vita.

es. chitarristico personale: non sono un genio, non ho un talento particolare, non ho una passione tale che mi possa portare a studiare musica 6 ore al giorno. Consapevole di questo penso di poter comunque arrivare a produrre buona musica curando i particolari, dedicando molta attenzione alla definizione di un'idea musicale, confrontandomi con gli altri musici con cui suono, accettando stimoli esterni, collaborando con persone più preaparate di me su questioni in cui io sono invece carente. Insomma impegnandomi secondo le mie possibilità.

Per la democrazia non so, secondo me dovrebbero essere le elitè culturali a comandare (purtroppo non esistono elitè culturali "illuminate"). Semplicemente perchè il popolo non sempre scegli la cosa giusta, ma sceglie la cosa giusta per sè o la cosa che fa lui più comodo. Io penso che se oggi facessero un referendum per decidere se reintrodurre la pena di morte, o se dare alla polizia maggiori poteri verso gli immigrati l'esito non sarebbe molto scontato, eppure sarebbero due cose totalmente ingiuste.

Bo non so

Anonimo ha detto...

Credo in effetti che i famosi geni operino in questo senso per distinguerci tutti...siamo "biologicamente" diversi, nè meglio, nè peggio, ma certo più portati a deteminate materie piuttosto che altre (cioè, tipo parti di cervello più sviluppate)...alla gestione delle cose pubbliche per esempio. Non è solo una questione d'impegno...anche la voglia di impegnarsi è diversa in ciascuno.
Poi ogni carattere che si incontra ed ha voglia di incontrarsi con altri caratteri avrà sempre da guadagnarci. E' fondamentale che chi ci governi, ci conosca.
Inoltre non dimentichiamoci che in um mondo ideale chi si sbatte avrà di più. Questo è solo uno dei tanti criteri.
Il problema dell'informazione è complesso... ormai, a qualunque livello, i mezzi di comunicazione fungono da filtro e spesso chi gestisce questi filtri, sono coloro che hanno in mano il potere. Chi è al potere, difficilmente fornirà elementi se non per accrescerlo e dirigere la gente dove gli pare. Cioè, se non fai altro che parlare dei crimini commessi dagli extra comunitari, la gente penserà che gli extra comunitari sono tutti criminali...
Non so...poi ho dubbi, mi puzza un po', perchè alle volte mi sembra sia un cane che si morde la coda questa storia dell'informazione...
In fondo non penso che il pubblico sia passivo...e ciò che si manda in onda è molto spesso ciò che la gente si vorrebbe sentir dire. E'un argomento che mi piacerebbe approfondire, se non avessi millle esami da preparare...

Anonimo ha detto...

non capisco come si sia arrivati a parlare di politica e di democrazia e meritocrazia partendo dal curcu che si agita in mezzo ad un bosco.

forse è perchè quando cominciamo a parlare di politica e argomenti simili curcu scappa agitato in mezzo al bosco. (che in realtà sarebbe un labirinto in cui vive un fauno, ma questa è un'altra storia.)

:D

vi voglio bene amici!

Anonimo ha detto...

Ricordo bene quella sera, e la vostra partenza per il profondo dei boschi, ma c'è una cosa che non ricordo: DOVE CAZZO ERA LO SPINELLO? CHI SE L'E' FUMATO SENZA DIRE NULLA, SPORCO INFAME FASCISTA BASTARDO VETEROCATTOLICO?

Alex ha detto...

AH AH! "Spinello"!

Noi lo chiamiamo "L'erba del Barbustro di Samarcanda".

Anonimo ha detto...

dove lo si può incotrare uno sciamano? in piemonte o in lombardia, qualcuno conosce uno sciamano?

Anonimo ha detto...

quello che ti ha fatto tanto star male è che quando sei stato scelto ti sei sentito migliore degli altri, e gli spiriti te l'hanno fatto sentire. Non c'è migliore o pegggiore,precelti o non, seplicemente ci sono persone pronte per certe eperienze e persone per altre.L'esperienza ti ha voluto insegnare che non sei migliore di nessuno e i tuoi amici i sono arrabbiati perchè hanno sentito questo tuo senso i superiorità.Il loro disappunto lo hanno espresso solo te o anche gli altri 6?Prendi da questa esperienza solo l'insegnamento e non il senso di colpa.Chiediti il perchè hai il bisogno di sentirti migliore,è un desiderio del tuo bimbo interiore,accoglilo con amore e lavora su questo.Gli piscologi studiano troppo.Dobbiamo cominciare ad ascoltarci e a razionalizzare meno