Io mi reputo uno scienziato o vorrei esserlo. Certo è il caso di dire cosa intendo io per scienziato. Uno scienziato è colui che è pronto a mettersi in discussione. Che è pronto a lasciare tutto ciò che è per qualcos'altro e qualcos'altro ancora. In una catena infinita di "stati" in cui il fine ultimo è la conoscenza. Ecco perchè ho scelto di partecipare ad un rito sciamanico. Al chè un mio amico, dando per scontato che non volessi, mi ha risposto con un goffo "Ma tu non sei quello..." intendendo dire "Ma tu non sei quello razionale, analista e disincantato, che non crede in nulla?". Questo mi lascia ogni volta perplesso perchè sono tanti che hanno questa immagine di me. Io credo in quello che voglio. Per dirla in modo molto costruttivistico, io credo nella realtà che voglio credere. Per quella sera avevo deciso di credere nello sciamanesimo. Cercavo di crederci in più forte possibile, autoingannandomi di fatto ( come fa chiunque "crede" anche se ha sua insaputa), perchè volevo assaporare, o tentare di assaporare per lo meno, quello scorcio di realtà. Avrei potuto dire "Ma che cazzate" e non partecipare e stare a bere vino ascoltando i doors ( cosa che mi allettava alquanto) con altri ma non volevo perdere quella occasione per mettere alla prova le mie conoscenze.
Tutto e avvenuto abbastanza inaspettatamente. Io e un mio gruppo di amici ci siamo trovati a festeggiare in una baita che si trovava praticamente immersa in un bosco. Serata come tante: una chitarra, uno spinello, vino, musica, balli, tante cazzate e più di ora passata a contemplare il meravigioso paesaggio che si mirava dal terrazzo seduto su una sedia a dondolo con un bicchiere di vino tra le mani e Vinicio, Doors e Diana Krall che si scambiavano di turno per allietarmi la serata. Con alcuni si decide di gironzolare per il bosco. Tra un rotolarsi nell'erba, un correre a piedi nudi saltando "alla cieca" in mezzo all'erba, un arrampicarsi sull'albero, uno dei miei amici, quasi segretamente, ci dice se vogliamo partecipare a un rito sciamanico. Ci avverte però che è un'esperienza molto forte e che, se vogliamo parteciparvi, vi dobbiamo "credere" e che se "sentiamo" di non potere allora era meglio astenersi. E' qui che un altro mio amico ha dato per scontato che io non volessi partecipare. Indispettito ( perchè ormai è così : sono il freddo psicologo) dissi che invece volevo parteciparvi. Su eravamo in tredici circa. 7 erano lì ad ascoltare questa proposta mentre il resto del gruppo era a casa ignaro di tutto. Di quei 7, due si tirano indietro dopo gli avvertimenti del nostro amico sciamano. Quest'ultimo ad un tratto ci dice, non solennamente, cautemente ma colloquiale: "Ragazzi, io sento che non tutti voi potete avere questa esperienza. Sento che qualcuno non è pronto. Secondo me sono pronti X,Y,Z,U e Alessandro. C e B non credo". Sono contento che lo sciamano abbia "sentito" che ero pronto. Decidiamo di rimandare il tutto dopo cena a notte inoltrata.
Dopo una cena allegra e spensierata, mentre ero in terrazzo a godermi "the end" sotto gli effluvi del Nero d'Avola, un mio amico, molto ermeticamente, si limita a dirmi che "è ora" e che dobbiamo andare. Non ci faccio caso agli altri rimasti lì. Nessuno chiedeva niente perchè di fatto non se ne stavano accorgendo che stavamo uscendo, ma dentro di me avevo già la risposta nel caso qualcuno mi avesse fatto qualche domanda "Andiamo a fare una cosa, niente di che, torniamo subito". In un qualche modo mi sentivo "speciale" per essere stato scelto per questo "rito". E in un qualche modo mi faceva sentire ancor più speciale il sapere che qualcuno ne era rimasto escluso.
Fuori è buio pesto, non si vede assolutamente nulla. Il nostro amico ci dice di "sentire il bosco", che avremmo "sentito" dove andare perchè il bosco ci avrebbe indicato dove muoverci. Lo psicologo che è in me cerca di ammonirmi ricordandomi caviglie slogate e improvvise scarpate, ma lo faccio tacere e assecondo il mio amico. Cerco di acutizzare la mia attenzione. Sento il rumore di rami spezzati, l'odore di foglie morte, una mia amica mi prende per mano in modo da non perderci. Camminiamo per poco, qualche minuto, e arriviamo in una radura aperta al cielo stellato che, niente da dire, quella sera era splendido.
Inizia quindi il rito. Ci dice di metterci un po' isolati e di raccogliere tutta l'energia che eravamo in grado di assorbire dal bosco. Nel momento in cui ci saremmo sentiti pronti avremmo dovuto dire "ci sono" e in seguito avremmo dovuto raccoglierci in cerchio mano nella mano.
Raccolgo l'energia, o almeno faccio qualcosa che per me ha questo significato e ad un tratto "santo" di essere pronto. Dico quindi "ci sono". Tutti pian piano lo dicono e ci troviamo in cerchio. La nostra guida allora comincia a parlarci di focalizzare l'attenzione là, di concentrarci giù, di passarci l'energia, di creare un cono di energia e farlo ruorate vorticosamente. Evoca quindi degli spiriti e gli chiede il permesso di entrare in contatto con loro. Con una mano tengo lui e con l'altra la mia amica. Li sento tremare entrambi, lui molto più forte. Ci dice quindi di fare entrare al centro del cerchio uno di noi. Entra X perchè dice di sentirsi pronta. Lui dice "che c'è qualcosa che NON ci vuole qui" una mia amica gli fa l'eco dicendo "Anche secondo me". Entra quindi nel centro del cerchio. Tutti respirano molto affanosamente. Ci "ordina" quindi di stringerci attorno a lei e di toccarla in modo da passargli energie, ora non ricordo bene. Nulla di pornografico comunque. Si accarezzano i fianchi, le braccia, il capo, la schiena. Poi ci dice di carica l'energia al massimo e di aprire il cerchio in modo la liberare la nostra amica e lasciarla correre per la radura o fare quello che "l'energia degli spiriti" l'avessero spinta a fare. Ci esorta molto affanosamente di caricare l'energia, di passarcela, di farla esplodere nel momento adatto. E' un escalation, Sento i miei compagni respirare sempre più forte e tremare sempre di più. Ad un tratto ci ordina di separarci. Il mio amico sciamano cade al suolo come spompato di qualsiasi energia mentre la mia amica al centro corre ridendo per la radura fino a buttarsi tra l'erba. Dopo un po' ci raccogliamo e chiediamo agli spiriti di poter rompere il cerchio. E finisce.
Ora vi chiderete: e tu cosa hai provato?
Rabbia. Odio. Se mai ho incanalato energia non poteva che essere negativa. Mi sentivo permeato di pura malvagità. E provavo una sorta di intolleranza in quel momento verso i miei compagni che fino a un'ora prima amavo con tutto il cuore. Finito il tutto cercavo di sfogare quel maledetto peso allo stomaco. Letteralmente ringhiavo e storcevo il volto. Complice il vino, vomitai intenzionalmente per esperre l'alcol di troppo e per cercare di togliere quella rabbia. Urlai e presi a calci qualche albero. Un mio amico mi raggiunge e mi dice che BISOGNAVA andare, che non si poteva stare più lì. Mi faccio trascinare contro voglia verso il margine della radura. Ora non ricordo se presi a calci un albero o ringhiai particolarmente forte. Fatto sta che un mio amico mi abbraccia. E allora mi spengo. La rabbia cessa all'improvviso. Ma non era l'abbraccio in sè quanto il cuore del mio amico. Batteva all'impazzata e lo sentivo chiaramente. Tu tum tu tum tu tum. Come un innamorato o una persona davanti all'esame della sua vita. Lo abbraccio a mia volta e mi lascio cullare da quel tu-tum che sento tanto chiaramente. Ci lasciamo. Sono calmo ora. Vedo un amia amica che con sguardo assente sembra tremare. L'abbraccio ma non è lo stesso. Non sento nessun cuore pulsare. Io faccio ritorno a casa come imbambolato pensando a ciò che avevo appena visto e provato.
Quando entro vedo le persone che erano rimanste a casa che mi guardano perplesse. Uno abbozza: "Dove siete stati?" Alche altri mi attaccano dicendomi che non è giusto averli lasciati lì senza dire nulla. Allora si rompe l'incanto e capisco tutto. Ecco da dove veniva la rabbia, l'odio, e la collera che avevo provato nei miei confronti e nei confronti dei mie compagni di rito. L'ho letto negli occhi di chi non aveva partecipato. L' ho letto nel rancore e nel disappunto che provavano. Mi chiedono spiegazioni. Io non me la sento di parlare di sta cosa senza prima aver chieso il permesso allo sciamano. Non volevo fargli un torto. Ma mi dispiaceva fare un torto a loro e, insomma, mi trovavo in una scomoda situazione. Mi dicono di stare tranquillo che "capiscono". Decido quindi di cercare lo sciamano, rimasto nel bosco e di chiedergli se potevo parlarne. Quando rientro nel bosco, che mi sembrava più buio di prima, capisco il mio errore.
E' difficile da spiegare.
Io detesto ogni religione, filosofia, credenza che in un qualche modo crea un gruppo per il quale non tutti sono portati... Crea il "tu sei diverso, non puoi fare parte del mio gruppo". E questo genera odio e rancore. Lo stesso che ho letto negli occhi dei miei amici che non hanno partecipato al rito. CHI ha deciso che non potevano partecipare? Il mio amico sciamano aveva deciso di rivelare quella "verità" solo ad alcuni di noi e ai fortunati aveva detto chi poteva e chi no. Ecco cosa mi rimproveravo senza saperlo.
Ecco cosa succede quando si tira in ballo la metafisica!
E poi che ipocrisia!
Cosa mi rendeva diverso da tutti coloro che cadono in estasi di fronte ad una croce? Cosa rende diverso lo sciamanesimo dalla religione cattolica, dall'islamismo, scientologismo, ecc. ecc.? Nulla!!! Cambia la carta stagnola ma il cioccolato rimane lo stesso!!! Una mia amica mi diceva che ero solamente corroso dai sensi di colpa e che ero "troppo razionale". Cosa vuol dire "troppo razionale". Ho ferito delle persone quella sera con il mio comportamento, persone a cui voglio un bene dell'anima. E questo vale più di qualsiasi esperienza metafisica! E fanculo spiriti, alberi e dio merda vari.
L'unica cosa che mi ha fatto davvero bene in quele marasma di eosterismi, credi e intuizioni è stata la cosa più banale del mondo:
un abbraccio.
un umano, troppo umano, abbraccio.