giovedì 24 aprile 2008

Incoscienza

Riprendo a riscrivere su questo blog. Punto.
La mai domanda è: ma la gente pensa mai alla morte? Sinceramente. Cosa crede che sia? Perchè sta a casa? Perchè stare a casa? Io sentenzio qua che stare a casa è da incoscienti. Avete presente quando qualcuno fa qualcosa di stupido o pericoloso e si dice "che incosciente"? Stare a casa, ripeto, è da incoscienti. Stare a casa da soli, davanti alla tv, davanti a un libro, davanti a tutto, ma soli...è da incoscienti. Non ci sono scuse. Ci sono giustificazione! Quelle si. E sono umane, più che umane. Ma resta il fatto che stare a casa è da incoscienti. Perchè è li che sfidi la morte. Il nulla. Perchè diciamolo. Non vi corre un brivido lungo la schiena pensando al nulla? E non c'è niente da fare, nulla ci avvicina al nulla come stare a casa. In realtà ho delle buone spiegazioni sul perchè la gente sta a casa ma....non me ne capacito lo stesso. FIdatevi gente fidatevi.
"Agisci in modo da aumentare il numero delle scelte". Non c'è bene o male. Ma c'è questo imperativo. Ripetetelo quando siete in cattive acque. E l'unica soluzione. Altrimenti, vi avvicinate al nulla. Alla morte. Certo, sempre che non vi piaccia la morte.

Ma perchè dico incoscienza? Pensateci. Stare a casa è pericoloso. Vi rendete conto che potrebbe, l'istante in cui state leggendo queste righe, essere l'ultimo? Io ci penso ogni tanto. Chi ci pensa davvero? Ogni qualvolta si dice no. Ogniqualvolta si pensa sia una cattiva idea. O che non ne vale la pena. O che "se fosse stato...". Semplicemente NON PENSARCI. E qua millllllllllllllllllleeeee comlicazioni di carattere psicologico - filosofico - antropologico!!!! Ma NON PENSARCI. Ma come si fa. TI do un aiuto. Concentrati sui sensi. Sulle tue dite che toccano i tasti. Sulla saliva che si accumola in bocca e che tra poco degluterai. Sulla luminosità dello schermo. Sul rumore dell'ambiente che ti sta intorno. Non stai pensando. Stai vivendo l'istante. Unisci questo all'imperativo di aumentare il numero delle scelte e sarai un buddah. Perchè non pensi. Agisci. Perchè non lasci che sia il tuo pensare a determinare il tuo agire ma il tuo agire a determianre il tuo pensare. Perchè è così! Cazzo. è difficile da ammenttere ma è COSI'! Tu sei quello che fai, non viceversa. Aumentando il numero delle scelte aumenterai ciò che sei. Certo se non ti va di essere ciò che sei. Ma sono pronto a scommettere che c'è qualcosa in te che vorresti cambiare. Qualche parte del tuo IO che non vorresti essere. In un qualche luogo. In un qualche momento. Non pensarci. Agisic e concentrati su ciò che SENTI. Ma sopratutto AGISCI.

"Se vuoi vedere impara ad agire"

Non farlo significa sfidare la morte. Stando a casa non agisici, non aumenti il numero delle scelte. Stai, di fatto, sfidando la morte che, per quel che ne sai, potrebbe prenderti oggi stesso. Questo è essere iscoscienti. C'è chi va bene così. Io l'ho trovo sconcertante e incredibilmente triste.

"La rinuncia è un suicidio quotidiano." (Balzac)

10 commenti:

Giacomo ha detto...

Bhe, cheddire?
non sono convinto.
Secondo me vivere è imparare dalla vita e la solitudine è una parte di essa. La solitudine totale (senza libri film computer ) è l'unica che ti costringa a restare con te stesso, e l'agire e il non pensare è scappare da te stesso, perchè non ti piaci, vorresti cambiare ed hai paura di conoscerti, di starti sulle palle.

Non puoi stare in mezzo agli altri se prima non accetti te stesso, se prima non passi da un po' di sana solitudine e riflettere su te stesso, capire chi sei, cosa vuoi, quali sono i tuoi difetti.

Solo così credo tu possa godere veramente di ogni attimo della vita, perchè va gustata in toto, e se la gusti solo quando non sei a casa, ma sei in compagnia, la gusti a metà.

Allora no grazie, io voglio gustarla al 100%, anche, quindi, quando sono da solo.

Alex ha detto...

C'è un detto che dice:

"Quando stai in ozio, non startene da solo. Quando sei solo, non startene in ozio."

Tu dici che l'agire e il non pensare è scappare da se stessi. Il fatto è che tu dai per scontato che esista un "se stessi".

Ma se non ci fosse?

Il volere essere qualcos'altro sempre e comunque è più una scelta di vita che non un sentito bisogno. Tuttavia ciò è possibile solamente agendo. Quindi dicendo sì ( yes man!). Quindi, in definitiva, uscendo di casa ( metafora dell'agire).
Perchè l'idea del senso comune è che ciò che siamo determina ciò che facciamo. In realtà è all'inverso. E' ciò che facciamo che determina ciò che siamo. Ma se non c'è, come credo, un nostro "vero" sé, ma un sè transitorio che può durare più o meno a lungo e che se siamo fortunati coincide con quello che PENSIAMO essere il nostro "vero" sè, allora per me diventa eticamente ed esteticamente d'obbligo agire nel senso di "scoprire" altri nostri sè. Quelli che ancora non siamo.

Quindi agire per essere qualcos'altro. Che per uno che NON si piace, è d'obbligo. Per tutti gli altri, per chi ha coraggio, diventa imperativo morale nei confronti della vita. Che è una.E perchè dico che non uscendo di casa sfidi la morte? Perchè non dai la possibilità di altri "te" di nascere. Di fatto un suicidio.
"La rinuncia è un suicidio quotidiano".

E il "non pensarci" dovrebbe essere ripetuto come un mantra. Le cose migliori che mi sono capitate in questi ultimi anni sono dovute al "non pensarci". Perchè per quanto ci facciamo previsioni nella nostra testa nulla di reale c'è se non il fatto che sono nella nostra testa. E quindi"non pesarci" perchè a pensare è il tuo io "vecchio" non quello nuovo che sta per nascere. E finchè penserai con il tuo io vecchio non succedera nulla di nuovo. NULLA.

"Il vero pazzo è colui che cerca di cambiare facendo sempre le stesse cose."

Non c'è cambiamento, non c'è (ri)nascita senza l'azione. Azione che, però, deve far parte del repertorio nuovo, non quello vecchio, non quello delle "stesse cose". "Non pensarci" è il modo che hai per ingannare il tuo vecchio io e lasciare spazio a quello nuovo, e a quello nuovo ancora e così via. Allora sarai tanti sè e non più uno solo e vedrai la vita sotto più luci, da più prospettive. C'è chi non vuole. c'è chi è felice (davvero?) così come"è". Ma c'è anche chi è infelice e pensa che non sarà mai diverso da come crede di essere.
Mi viene in mente la storiella di quel tale in prigione che ogni notte si arrampica fino alla finestrella della buia cella per guardare fuori e godere di un po' di luce, quando basterebbe che attraversasse il buio per accorgersi che la porta è aperta.

Ci accontentiamo di guardare la luce dalla finestrella spesso perchè diamo per scontato che la cella sia chiusa.

"Se volete vedere (la cella aperta)imparate ad agire".

La solitudine è una maestra di vita. Tuttavia è una cattiva maestra di vita. Certo è la più comoda. Ma non ti fa vedere niente se non quello che credi di essere nel momento in cui la cerchi.

Io voglio vedere cosa POTREI essere.

"Molte persone guardano le cose COME SONO e si chiedono"perchè?". Altre le guardano come POTREBBERO ESSERE e si chiedono "Perchè no?"

Giacomo ha detto...

evidentemente diamo significati diversi all'agire, per me agire è anche l'autocritica, l'autoanalisi e di conseguenza il miglioramento.

Per me agire senza pensare non comporta necessariamente un miglioramento, ma se pensi a cosa fai e cambi perchè hai visto un tuo difetto allora sei migliore, un nuovo io è nato.

Agire per me è tutto, è troppo limitativo paragonarlo all'uscire di casa.

Agire è anche pensare, agire è autocritica e migliorarsi in seguito ad essa, agire è anche stare in solitudine a scoprire chi sei, o nei tuoi termini, scoprire i vari "io" che hai dentro.

Già ne abbiamo tanti, di belli e di brutti, non ci si migliora solo andando avanti, ma sono convinto che l'autoanalisi ci consenta di trovare quali "io" ti rovinano, ti appesantiscono e ti impediscono di cambiare, di evolverti.

La zavorra che ti porti dietro, i vari io negativi accumulati, non li togli se non con l'autoanalisi, ossia il pensare. Cosa che uscendo di casa non faresti.

Mi sono cambiato di più nelle ultime 2 settimane di profonda autocritica e autoanalisi che non negli ultimi 5 anni con tutte le esperienze che ho fatto.

Perchè non contemplavo l'esperienza di star fermi, riflettere su se stessi e sui propri errori.

Di quello che dicono le grandi teste del passato me ne infischio, se trovo delle falle nel loro pensiero ragionamento, io ne creo uno mio, nuovo, migliore e più completo, se non fosse così tutta l'umanità non progredirebbe mai perchè soddisfatta di quello che han detto le menti precedenti, non ci sarebbe evoluzione.

Io desidero evolvermi verso una persona migliore retrocedento e cancellando da me tutti quegli "io" che mi appesantiscono e non mi fanno imparare dalla vita.

Perchè diciamocela tutta, se esci di casa per far nascere un nuovo io, può essere anche che non succeda perchè sei tu che inconsciamente non lo permetti, perchè ti precludi a priori il miglioramento proprio non considerando alcune possibilità o ragionamenti. Occorre a mio avviso avere la mente libera fresca e pronta per apprendere, e la mia non è più così da qualche tempo in quà. Mi sono chiesto il perchè, e la risposta è stata che mi porto dentro troppa spazzatura.

Ergo, prima faccio pulizia sera, e questa pulizia la faccio da solo, autocritica ed autoanalisi.

Per me quindi, parlando nei tuoi termini, far nascere un'altro "io" preclude il fatto che ci sia uno spazio dentro di te per questo "io", che tu sia pronto ad accettarlo, e quindi che tu abbia fatto un minimo di "agire" anche su te stesso.

riassumento, non c'è miglioramento se prima non rifletti su te stesso.
puoi migliorare anche non facendo nulla fisicamente ma molto mentalmente.

Alex ha detto...

Il mio non è necessariamente un discorso circa "il miglioramento". Io non voglio dire che agendo migliori. No no, puoi anche peggiorare. Il fatto è questo:

"Non posso assicurarti che, cambiando, la situazione migliori, ma ti posso assicurare che, se vuoi che migliori, è necessario che cambi."

Comunque mi sembra di aver capito che stai facendo pulizia di tutta la sporcizia che ti stai portando appresso da un po' di tempo a questa parte e che ti preclude un eventuale miglioramento. E utilizzi l'autoanalisi e l'autocritica come "badile" per buttare via il superfluo. Ho capito bene?

Sarebbe interessante sapere cos'è questo superfluo! Magari il tuo blog mi darà delucidazioni! ; )

Hang on my friend!

Giacomo ha detto...

per me superflue sono le condizioni che ti impone la società di comportarti secondo certi schemi, certi standard. Voglio uscire da questi percorsi prestabiliti.
Posso per esempio cominciare a denudarmi delle barriere di perfezione e di chiusura emotiva che vanno tanto di moda, divento "vulnerabile" criticando al contempo il sistema scarno di sensibilità.

ci provo.

mi cago comunque addosso.

Anonimo ha detto...

Hola sono il ciccio...mi stavo intrippando nei vostri discorsi più o meno capendoli...si insomma L'IO del SE e cambiamento continuo senza pensare ma agire...si dai...cmq...dopo aver fatto un discorso con il QrQ l'altra sera, un po' ho capito cosa intendesse...o meglio lho semplicemente messo in pratica... magari dico una castronata delle mie, però da quel che ho capito è: agisci in modo contrario a quello che pensi. Circa è questo quel che ho capito..un'altra cosa che mi è piaciuta è: meglio fare un cazzata piuttosto che vivere nel rimorso. Bè effettivamente ti do molta ragione QrQ e mi inquino hai tuoi piedi come disse Pumba a Simba nel Re Leone... anche nelle piccole cose secondo me è molto importante questa cosa, se non ne avessimo parlato quella sera, il giorno dopo col cazzo che avrei conosciuto la tipa..lo so non è come i vostri commenti complicati- filosofici-antropologici.metafisici.liturgici e chi più ne ha più ne metta...è nelle cose semplici della vita che si vede un po' la differenza...certo se devi comprarti una casa, o mettere su famiglia, bè un po' ci penso spra ovvio non vado ad agire così alla cazzo..come con la magia, ho visto il Giacomo, ho detto che figata, e mi sono buttato in un corso per imparare, cosa che 1-2-3 anni fa non avrei mai fatto..non so io lo vedo da queste piccole cose, poi potrò sbagliarmi non so...ora mi sta andando bene così, con questa "filosofia" sto facendo piccole cose che non avrei fatto prima e mi piace, certo, forse essendo solo da un po', avendo gli amici fuori città durante la settimana, tempo per restare da solo ne ho avuto e ne ho tutt'ora...ma fidatevi...restare troppo tempo da soli è una cosa massacrante, paranoie, pensieri che se vi dico mi chiedete se mi drogo(ho smesso:D)...stare da soli fa paura, almeno così è per me..

Anonimo ha detto...

GRANDEE! E'tornato il blog dell'ale! E ho subito le mie quattro menate da buttare lì...

Agire e non pensare. Così a caldo penso abbia poco senso slegare le due cose...
La mente manda impulsi anche per l'agire, lo stesso modo in cui ti muovi come spazio nel mondo arriva dal pensiero, probabilmente parte di scelte di ogni gesto quotidiano, compiuto più o meno a livello conscio. E ciò che mi muove sono io, con TUTTO il bagaglio della mia esperienza di vita bella o brutta.
Riguardo alla solitudine...mah, sono convinta che solo nel contatto con l'altro (VERO altro)conosco me stessa. Ma anch'io, forse mi associo a Giacomo, ho fatto un gran bel percorso quest'anno, di ascolto e di ricerca di me che mi ha permesso di vedere di me qualche griglia in più e di accettarla. Sono andata oltre, più a fondo, ascoltando bisogni sempre più profondi. Questo mi ha "obbligato", nel rispetto del mio profondo me e conseguentemente nel dovere verso l'altro di dargli di me la parte più vera e coerente, a fare scelte anche dolorose...Non voglio dire di aver fatto questo cammino da sola, ma ci ho messo tanto del mio, senza scontarmi quello che altri mi avrebbero scontato.
E l'ho fatto mettendomi in gioco e senza darmi per scontata certo, ma in questo non credo di aver ingannato la vecchia me, se esiste una vecchia me (forse non sono uscita dal buio ma lo vedo, lo conosco, quindi dalla porta ci passo senza problemi)..

Non rinnego il passato, non rinnego altri Io, come li chiamate voi. Sono tutt'uno di tutte le parti che mi compongono, fluido e in movimento, con il mio passato che mi permette di essere ciò che sono, con la costante proiezione al futuro, non esistono parti non vere. Magari filtri d'interpretazione della realtà, che funzionano in entrata e in uscita, ma che vanno riconosciuti e integrati, non eliminati.

Non esiste un se stesso? Non voglio fare la cartesiana della situazione, però io sento di essere, nel mio pensiero stesso io esisto. Non sarà qualcosa di oggettivo forse, di "reale"...ma di questa realtà a un costruttivista non ho da spiegare nulla...

Bon basta.
Scusate se ho vomitato pensieri a caso nella più meravigliosa confusione...non so neppure se ho centrato il tema perchè ho letto tutto molto in fretta e avevo voglia di dire la mia, ma so che mi prendete così e mi volete bene anche per questo...

Alex ha detto...

"La mente manda impulsi anche per l'agire"
Dal mio punto di vista la mente manda impulsi a NON agire. Il cervello opera una sorta di "risparmio energetico" continuando ad effettuare scelte che, nel passato, si sono rivelate vincenti. Se ha funzionato bene comportarmi in questa maniera la prima volta, perché non dovrebbe funzionare altrettanto bene una seconda volta?

Questo tipo di pensiero è quello che, in psicologia cognitiva, viene chiamato "euristica". Ovvero una "scorciatoia di pensiero". Ad esempio lo stereotipo è un'euristica di pensiero. Il mio cervello impiegherebbe troppa energia a rielaborare DA ZERO ogni volta OGNI persona che incontra. Quindi utilizza delle LINEE GUIDA, formate a loro volta da altri fattori, per rendere il giudizio il più UTILE possibile. "Utile" per il nostro cervello che possiede "energie" limitate che utilizza appunto per ottenere le informazioni più utili. Pelle scura = possibile delinquente. Incontro uno di pelle scura e AUTOMATICAMENTE, quindi a livello inconscio, il mio cervello mi ricorda l'associazione formatasi. E provo disagio.

Tuttavia questa "soluzione di risparmio energetico" non sempre gioca a nostro favore. Se in tempi remoti era utile per individuare un'eventuale situazione pericolosa ai giorni nostri può rivelarsi controproducente. Ad esempio posso accusare di delinquenza un perfetto innocente solo perché ha la pelle scura.

Ancora peggio è quando si parla di cambiamento. Purtroppo il nostro cervello non si è evoluto per renderci felici ma per farci sopravvivere. Se stai vivendo allora il cervello non ha alcun motivo di SPRECARE ENERGIE cambiando. Quando dico cambiare intendo un effettiva riorganizzazione della rete neurale di un individuo. E come ogni sistema fisico anche i neuroni hanno bisogno di ENERGIA per riorganizzarsi. Siccome il nostro SE' deriva dall'organizzazione dei nostri neuroni, ecco allora che il cervello opera in modo da NON cambiare il nostro SE'. Perché sarebbe uno spreco di energia e, se vi guardate fuori le leggi della termodinamica e il concetto di entropia vedrete che la natura NON ama gli sprechi di energia.

Quindi magari VOI volete cambiare. il vostro CERVELLO no. E' un bel problema. DI fatto ogniqualvolta sentite un "blocco" è il vostro cervello che vi dice "Ma va là...rimani così come sei che se no SPENDO TROPPO".

Allora io vi chiedo: vi sentite bene sapendo di essere OSTAGGIO del vostro cervello?

Anonimo ha detto...

Difatti non ho proposto un cambiamento, ho proposto una conoscenza di sè. Già capire che il tuo cervello ti sta imbrigliando in modalità precostituite aiuta a fare un passo oltre e a vedere le cose in una prospettiva assai più ampia.
Accettare che certe cose non cambieranno mai (le esperienze del tuo passato e ciò che ne consegue).
Ciò che ho detto: "il cervello menda impulsi per agire", sta proprio nel condizionamento che le mie esperienze (e quel po' di natura) provocano nel mio modo di occupare spazio nel mondo. Dici che non ci si possa ragionare? Che sia davvero tutto così prevedibile? Non credo... Si sta nel mondo, in relazione costante, non siamo passivi ad esso, per lo stesso istinto di sopravvivenza di cui parli. Se i nostri filtri sono pre-costituiti, ciò che ci arriva da fuori può metterci in gioco, soprattutto se conosciamo un po' più noi e le griglie mentali che ci "imbrigliano". Non abbiamo infatti 2 o 3 memorie che potrebbero spiegare sti fatti, tu che ne sai più di me? Io la vedo così...E'ciò che mi permette di percepire il giudizio e il valore di determinati stereotipi e di liberarmene almeno in parte.

Alex ha detto...

Non capisco bene cosa siano queste cose "che non cambieranno mai". Sono le "esperienze passate"?